venerdì 12 gennaio 2007

SUI FUNERALI DI WELBY

Funerali Welby: dogma o pastorale?

Da molte parti si chiede – da alcuni col consenso, da molti con dissenso, anche forte – se sia stato giusto negare il funerale religioso a Welby. Non giudico la decisione presa dall’autorità locale. Faccio solo una riflessione per spiegarla. E si rifà alla decisione presa da papa Giovanni XXIII nell’indire il concilio Vaticano II, di volerlo cioè come un concilio non “dogmatico” ma “pastorale”. Il primo parte dai “dogmi” e li definisce, scomunicando (la formula sarebbe “anatematizzando”) quanti non l’accettano; il secondo parte dalle persone per valutare in che modo possono accogliere quelle verità e farle proprie.
Dal punto di vista dogmatico è stato giusto escludere dal rito religioso chi ci si era così formalmente allontanato. Dal punto di vista pastorale, invece, si sarebbe potuto tener conto non solo della persona interessata – che si è sinceramente raccomandato alla misericordia di Dio – ma anche dei familiari e delle moltissime persone che, attraverso i mezzi di comunicazione, hanno partecipato alla vicenda e ne sarebbero stati turbati. Forse si poteva scendere a un compromesso che avesse colto le due istanze (una benedizione senza messa? Una messa di suffragio senza commenti?…), ma forse la fretta ha fatto scegliere la soluzione più facile, o forse si è preferita la soluzione “dogmatica”.
Il Signore dia a tutti comprensione e pace.

Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sarei curioso sapere a quale dogma si riferisce il vescovo Bettazzi. O usa il vangelo(= la Buona Notizia) per spiegare la decisione dell'autorità locale oppure qualunque altra spiegazione porta con sè un giudizio, che vuole (e mi spieghi il perchè) evitare. Il "si sarebbe potuto" o "si poteva scendere a compromesso" mi sembrano più scandalosi di un riconoscere, fraternamente ed evangelicamente, uno sbaglio di uomini della chiesa (che io ho tanta difficoltà a riconoscerla come Chiesa di Gesù), uomini che non hanno saputo discernere o non hanno voluto ascoltare. Il "ma forse la fretta ha fatto scegliere la soluzione più facile" è il modo più semplice per 'squalificare' anche dal punto di vista umano, quegli uomini che per autorità dovrebbero rappresentare la Chiesa e condividere la sofferenza, mostrando però, la misericordia di Dio e non le umane giustificazioni per le "proprie" scelte. La pretesa, poi, di offrire l'esempio di una soluzione dogmatica, è veramwente paradossale!
Il Signore ci dia la grazia di "vergognarci" per l'incomprensione della Croce di Gesù e quella di tutti gli uomini, in nome di una 'nostra santa pace'!
don fernando Comi - Padova

Anonimo ha detto...

sono d'accordo con don Fernando. Bisognerebbe avere il coraggio di essere più umili e misericordiosi come Chiesa Italiana.