mercoledì 9 maggio 2007

SUI DICO: EDUCARE I CRISTIANI A SCELTE RESPONSABILI

Cara Settimana,
vorrei esprimere la mia opinione circa l’attuale dibattito sui Dico fra la gerarchia della chiesa cattolica e l’attuale governo.
Intanto vorrei precisare che uno stato laico come quello italiano deve legiferare nell’interesse di tutti i cittadini al di là della loro religione, della propria fede, della propria cultura…
La chiesa, a mio modesto parere, ha il diritto/dovere di esprimere la sua opinione, ma non si può sostituire alla coscienza delle singole persone, poiché la coscienza di ogni uomo risponde direttamente a Dio.
Questo modo di agire della chiesa gerarchica cattolica, frequente in passato, ha portato alla conseguenza che ancora oggi abbiamo molte persone che vogliono sapere dal parroco come comportarsi in diverse situazioni, in particolare per quale partito è bene votare o quale politico è bene sostenere. Non chiedono semplicemente un parere o un consiglio, ma vogliono sapere con precisione come comportarsi. Questo retaggio di una vecchia educazione non incoraggia le persone ad assumersi le proprie responsabilità. È un atteggiamento ereditato dal passato clericalismo ma esso, in parte, è ancora presente in molti cristiani del nostro tempo.
Con le decise prese di posizione e proibizioni della gerarchia della chiesa, il cristiano viene asservito all’obbedienza alla chiesa, ma in questo modo non maturerà mai la propria responsabilità umana e cristiana.
La legge sui Dico – si dice – distruggerebbe la famiglia. Ma la famiglia è già stata in parte distrutta, non penso dallo stato e tanto meno dalla chiesa. Penso piuttosto dal benessere, dalla mancanza di punti di riferimento forti come il sapersi decidere di prendere una decisione che vincoli una vita intera. Viviamo in una società dal pensiero debole in cui ciò che decido oggi domani non vale più.
Di fronte a questo dibattito specifico, mi domando come mai altrettanti dibattiti non si verifichino per i grandi problemi planetari del mondo contemporaneo: le guerre, la fame, l’ingiustizia dilagante, l’inquinamento, lo sfruttamento sistematico, l’accoglienza dello straniero e gli uguali diritti di tutti gli esseri umani. Certamente la chiesa ne parla, ma senza scaldarsi, senza prendere posizioni drastiche come sul fatto sui Dico.
Di fronte ad uno stato laico il compito dei vescovi e dei parroci dovrebbe essere, secondo me, quello di dire alla gente che si dichiara cristiana e che frequenta le nostre chiese che le leggi dello stato non sempre coincidono con le leggi della chiesa. E che quindi è necessario fare le proprie scelte responsabili da cristiani, spesso contro corrente.
I cristiani di oggi, che si riconoscono tali, devono accettare di essere minoranza e diventare lievito del mondo e la chiesa segno profetico innalzato fra le nazioni. Questo mi sembrerebbe il compito della chiesa istituzionale, affinché la gente, e soprattutto la gente più semplice, non faccia di ogni erba un fascio.
La gerarchia della chiesa cattolica dichiara di riconoscere lo stato laico, ma lo fa, mi sembra, molto a malincuore.

don Piero Raffaelli (LU)

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