mercoledì 4 aprile 2007

È TEMPO DI APPROCCIO "DOGMATICO" O "PASTORALE"?

Caro direttore,
vorrei invitare a riflettere sulla scelta che papa Giovanni XIII fece nell’indire un concilio non “dogmatico”, che non partisse dalla definizione di “dogmi”, di verità in sé, anatematizzando (cioè scomunicando) quanti non le avrebbero accettate, bensì “pastorale”, che partisse dalla sensibilità e dalle attese della gente, non certo per accontentarla automaticamente, ma per farla risalire pian piano verso i principi.
È un metodo più laborioso, ma più efficace. Partire infatti dai principi porta ad escludere fin dall’inizio quanti non concordano totalmente, premunendosi anche contro tutte le conseguenze, non solo quelle inevitabili ma anche quelle eventuali; mentre, partire dalla gente rende più disponibili e più possibilisti, e soprattutto più misericordiosi. Gesù stesso, spesso particolarmente severo con gli scribi e i farisei, custodi della Legge, era invece più disponibile nei confronti dei pubblicani o dei samaritani, i peccatori e gli eretici di allora.
Credo che sia un principio pastorale importante oggi più che mai, nell’attenzione ai “segni dei tempi” di un mondo che sta correndo indipendentemente da noi. E non vorrei limitarlo solo al tema attuale delle convivenze, che possiamo vedere come una premessa inevitabile al peggio, o che invece potremmo valutare come un primo barlume d’amore, da riconoscere e da orientare, sempre fraternamente.
Grazie per l’ospitalità.

Luigi Bettazzi
vescovo emerito di Ivrea

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